prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

sabato 19 maggio 2018

   Napoli secondo Benedetto Croce


Esposti a Napoli gli autografi che compongono «Storie e leggende napoletane» di Benedetto Croce: una serie di splendidi documenti che costituiscono una guida sentimentale (e filosofica) della città.
«Quando levandomi dal tavolino, mi affaccio al balcone della mia stanza da studio, l’occhio scorre sulle vetuste fabbriche che l’una incontro all’altra sorgono all’incrocio della via della Trinità Maggiore con quelle di San Sebastiano e Santa Chiara… A me giova, all’ombra degli alti tetti e tra le angustie delle vecchie vie, riparare nella più vasta ombra delle memorie…». Così si apre Storie e leggende napoletane di Benedetto Croce, il volume pubblicato per la prima volta nel 1919 con Laterza e in cui raccoglie, con la dedica all’archivista e studioso Bartolomeo Capasso, una serie di scritti, soprattutto giovanili, su Napoli, sulla sua anima colta e popolare, sui suoi palazzi e le sue chiese, sulle strade dove si respira ancora la storia di un’antica civiltà. «Perché – spiega il filosofo nell’avvertenza – il legame sentimentale con il passato prepara e aiuta l’intelligenza storica, condizione di ogni vero avanzamento civile e soprattutto assai ingentilisce gli animi». Gli “autografi” di quello che Giuseppe Galasso, curatore dell’edizione del 1999 per Adelphi, definisce un «incantevole libro, che ci aiuta come pochi a capire Napoli e le sue disparate vicende», sono conservati alla Biblioteca nazionale.
Ed è dalla loro esposizione che parte il progetto, sicuramente tra i più interessanti dell’ampio pacchetto del Forum delle Culture, della scoperta di Napoli vista con gli occhi di Croce: una mostra, appunto, questa alla Nazionale, dove, tra l’altro, si possono ammirare anche rare carte geografiche, splendidi disegni acquerellati, antichi testi a stampa, pregiate xilografie, incisioni e litografie; e una serie di itinerari che condurranno il visitatore in una sorta di viaggio nel tempo e nello spazio alla ricerca di volti, parole, suggestioni e luoghi della città che l’intellettuale abruzzese, «il pensatore che cammina», amava intensamente. Lo ricorda la nipote, Marta Herling, segretario generale dell’Istituto italiano di studi storici, fondato da Croce nel 1946, che con l’Accademia Pontiana, la Società di scienze, lettere e arti, l’Istituto italiano per gli studi storici, la Società napoletana di Storia patria e la Fondazione Premio Napoli, ha dato vita a questo singolare Maggio dei monumenti: conferenze, letture, incontri, visite guidate teatralizzate: un nutrito programma che, già dal suo via il 1 maggio, ha richiamato un folto pubblico e che punta tutto su di un’identità culturale spesso messa in discussione da cronache di degrado e di violenza.
Spenti i riflettori sulla kermesse, il «diario di Croce» può diventare lo spunto per un tour fai da te sulle tracce sbiadite della “Napoli nobilissima”. Come punto di partenza l’osservatorio privilegiato di palazzo Filomarino, che il senatore aveva acquistato per abitare la casa dove aveva trascorso la vita Giambattista Vico. Siamo a Spaccanapoli, il cuore antico della Neapolis greca e dei decumani. «Mi pare quasi di toccare il campanile di Santa Chiara», scrive il senatore-letterato che, da subito, innesta, nella descrizione dell’area segnata dalla devozione degli angioini per il Poverello d’Assisi, le storie dell’amore non corrisposto della dolce regina Sancia di Maiorca, che trovò conforto tra le mura claustrali del monastero fondato col marito Roberto d’Angiò, e quella di Giulia Gonzaga, che dimorò nel vicino e più modesto San Francesco delle Monache, facendone un centro spirituale, considerato eretico dall’Inquisizione.
Le figure femminili sono al centro dell’indagine crociana. Sembra quasi ispirata agli amori di Paolo e Francesca, il dramma che si svolge nel sedile Capuana: Caterina-Tirinella Capece, sposa quindicenne di un vecchio vedovo, si innamora, ricambiata, del veneziano Alvise Dandolo; i figliastri li scoprono e li trucidano.  Ci spostiamo tra il duomo e il porto. Nel fondaco del Malpertugio svolge i suoi affari madonna Flora, la Fiordaliso di Boccaccio che menò per il naso Andreuccio da Perugia. Procediamo verso il Maschio Angioino. Tutt’altro tipo di “cortigiana” è Lucrezia D’Alagno, favorita di Alfonso d’Aragona, con il quale, secondo le testimonianze dell’epoca, ci sarebbe stata solo una liaison platonica, giacché la patrizia di origini amalfitane, puntava soprattutto alla corona e usò tutte le sue arti – perfino con papa Callisto III Borgia – per far ottenere, inutilmente, l’annullamento delle nozze del reale amante con Maria di Castiglia. La sua bellezza è scolpita bell’arco trionfale di Castel Nuovo, novella Partenope a guida di un re che, con quell’opera, voleva testimoniare l’avvento della sua dinastia.
Restando in Casa d’Aragona, siamo sul finire del Quattrocento, ecco la sventurata Isabella del Balzo, coivolta con il marito Federico tra ribellioni e guerre. Perderà il marito e due figli, l’erede al trono Ferrando condotto prigioniero in Spagna. Il ricordo di «quelli re nostri poveri» è affidato a Iacopo Sannazzaro. Nella villa sul declivio di Posillipo, la sua poesia «era un perpetuo spettacolo di campagna e mare». Qui volle edificare una doppia chiesa, dedicata alla Madonna del Parto, a san Nazario. Qui c’è la sua tomba e, tra gli arredi, il dipinto di San Michele Arcangelo, battezzato dal popolino «Il diavolo di Mergellina». Già, perché il dragone ha il volto bellissimo di Vittoria d’Avalos che tentò di sedurre il cardinale Diomede Carafa. Dall’altro capo di spiaggia c’è Chiaia, di cui Croce ricorda lo scoglio di “messer Leonardo” dove ragazzi e ragazze mangiavano frutti di mare e facevano l’amore. Una “piaggia” sparita per la grandeur di Ferdinando IV di Borbone che affidò l’incarico a Carlo Vanvitelli di costruire un “real passeggio”, la “Tuglieria” napoletana, con la Villa delle delizie, dove, sulla fontana maggiore troneggiava il gruppo originale del Toro Farnese (oggi al Museo archeologico nazionale).
Passato e presente, luoghi cancellati da trasformazioni urbane, come l’isolotto di Nisida, che prende il nome dalla ninfa amata da Giove e Posillipo. È per Croce il simbolo della Napoli perduta, lo stimolo a recuperare «con amorosa sollecitudine i più piccoli rimasugli di leggende popolari». Ecco Niccolò Pesce capace di intrattenersi per giorni immerso nelle acque, scolpito in un bassorilievo di fronte a Mezzocannone. Ecco la lussuriosa Giovanna, che ammazzava mariti e amanti di una notte. Ma quale delle due regine di casa d’Angiò: la nipote di re Roberto o la sorella di re Ladislao? Confuse nella storiografia e nei racconti popolari. La sua dimora, su uno scoglio di Posillipo, è abitata da spettri. Si vuole che si tratti di palazzo Donn’Anna, residenza della duchessa Anna Carafa che, folle di gelosia, avrebbe fatto avvelenare la nipote Mercedes. Ancora una sovrapposizione di donne sanguinarie, ancora una storia di amori maledetti che sollecita la curiosità di noi erranti nella Napoli dei misteri.
Santa Maria Capua Vetere, lì 19 Maggio 2018
Portavoce La Freccia nel Fianco
Ferdinando Fusco




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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

cavalli

BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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SERVIZIO CAF PRESSO LA NOSTRA SEDE IN C.SO ALDO MORO N.73 AVETE A DISPOSIZIONE UNA SERIE DI SERVIZI UTILI:

1. MODELLO ISEE

2. MODELLO ISEEU

3. BONUS E RIDUZIONE CANONE

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5. MODELLO RED

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RECUPERO STRUTTURALE E FUNZIONALE DELL' EDIFICIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI "PRINCIPE DI PIEMONTE"

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euro 2.330.ooo,oo

SCUOLA PRINCIPE DI PIEMONTE

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RISTRUTTURAZIONE E AMMODERNAMENTO DEL PLESSO SCOLASTICO RIONE IACP

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EURO 700.000,00

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PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO COMPARTO C1 NORD OVEST – RIONE IACP

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euro 1.502.373,12

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REALIZZAZIONE DI UN CAMPO SPORTIVO POLIVALENTE COPERTO IN VIA GIOTTO – RIONE IACP

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euro 512.000

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RESTAURO CONSERVATIVO DELL’ARCO ADRIANO. SISTEMAZIONE DEL TRATTO DI VIA APPIA TRA ANFITEATRO ED ARCO ADRIANO

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Euro 2.470.698,58

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euro 127.000,00

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PROGETTO DI ASILI NIDO PER BAMBINI DA 0 A 36 MESI IN VIA ALBANA 107

TOTALE DEL FINANZIAMENTO:

euro 699.438,18

asilo nido

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE